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Ottimizzazione della segmentazione termica del pavimento in calcestruzzo industriale: metodologia esperti per aderenza antiscivolo in ambienti umidi

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La variabilità termica del calcestruzzo espanso in contesti industriali umidi genera gradienti di dilatazione che influenzano direttamente il coefficiente di scivolosità (μ), elemento cruciale per la sicurezza antiscivolo. La segmentazione termica mirata, integrata con analisi FEM e misurazioni precise del coefficiente di attrito, permette di progettare pavimenti resilienti a rischi di caduta, specialmente dove umidità e fluttuazioni termiche sono continue. Questo approfondimento, ispirato al Tier 2 grado di analisi, espone la metodologia avanzata per identificare e gestire zone critiche, con processi dettagliati, dati tecnici e soluzioni pratiche per il settore italiano.

**Introduzione**
In ambienti industriali con pavimentazioni in calcestruzzo espanso, le variazioni di temperatura generano dilatazioni lineari fino a 10⁻⁵ /°C, creando microtensioni che alterano la microstruttura superficiale e riducono l’aderenza. In presenza di acqua, la formazione di pellicola liquida compromette il contatto tra calzata e pavimento, abbassando rapidamente il valore di μ. La segmentazione termica controllata, basata su misurazioni locali e modellazione FEM, consente di mappare zone a rischio (μ < 0,3, 0,3–0,5, μ ≥ 0,5) e intervenire con trattamenti specifici: rivestimenti micro-abrasivi, drenaggio integrato e riscaldamento localizzato. Questo approccio, verificato in impianti alimentari e logistici, riduce gli incidenti scivolosi fino al 62%, come mostrato da un recente caso studio.

1. Fondamenti tecnici: termo-meccanica e microstruttura del calcestruzzo

Il calcestruzzo espanso, comunemente usato in pavimenti industriali, presenta un coefficiente di dilatazione termica (α) di circa 10⁻⁵ /°C, con espansione lineare per variazioni di temperatura di ~0,1% per ogni 10°C. Le differenze termiche superficiali, tipiche in ambienti con umidità e irradiazione variabile, generano gradienti di tensione interna che inducono microfessurazioni, modificando la rugosità superficiale e accelerando l’usura.
La misurazione precisa del gradiente termico locale è fondamentale: i sensori a fibra ottica distribuita (DTS) offrono una risoluzione sub-millimetrica, mappando variazioni di temperatura lungo il piano pavimentale con precisione fino a 0,01°C, rivelando zone di accumulo termico critico dove la microstruttura si degrada più rapidamente.

ParametroValore tipico / MetodoUnità
Dilatazione termica (α)10⁻⁵ /°C
Gradiente termico misurato (ΔT/Δx)0,5–2,0 °C/mm (mappato con DTS)°C/m
Densità di microfessurazioni (f/mm²)0,05–0,3 (misurato con microscopia digitale)

Questi dati evidenziano come anche piccole variazioni termiche localizzate possano innescare degrado strutturale e riduzione dell’aderenza, rendendo obbligatorio un approccio segmentato e misurato.

2. Segmentazione termica e analisi FEM per prevenire la perdita di scivolosità

La metodologia per la segmentazione termica del pavimento in calcestruzzo industriale si articola in tre fasi fondamentali, supportate da tecnologie avanzate:

**Fase 1: Rilievo termografico preliminare con telecamere ad alta risoluzione**
L’uso di telecamere termiche ≥640×512 pixel consente di identificare gradienti termici superficiali con precisione centesima di °C. Nelle zone di irrigazione continua o vicino punti di evaporazione, gradienti superiori a 1,5 °C/m indicano rischio di accumulo di tensioni termiche, zone dove la microstruttura si deteriora più rapidamente e l’aderenza scivola sotto carico umido.

**Fase 2: Modellazione FEM termo-meccanica per simulare dilatazione e contrazione**
Con software FEM, si simulano gli effetti combinati di conduzione termica, dilatazione lineare e carichi operativi (passeggiata, attrezzature). L’analisi evidenzia come gradienti termici di 3–5 °C possano generare tensioni interne di ordine 5–8 MPa, sufficienti a propagare microfessure e alterare la rugosità efficace < 15 µm, riducendo μ.

**Fase 3: Definizione delle zone critiche tramite soglie di sicurezza e mappatura DTS**
Le zone vengono classificate in base al coefficiente di scivolosità misurato (μ) e alla concentrazione termica:
– **Basso rischio (μ < 0,3):** pavimenti stabili, manutenzione annuale
– **Medio rischio (0,3 ≤ μ < 0,5):** necessita monitoraggio trimestrale e trattamento superficiale leggero
– **Alto rischio (μ ≥ 0,5):** segmentazione con rivestimenti antiscivolo avanzati e drenaggio integrato

3. Misurazione dinamica del coefficiente di scivolosità in condizioni reali

La prova standard ASTM F1677, ripetuta in cicli termici da 10°C a 40°C, è essenziale per ottenere μ in ambiente umido. Tuttavia, la variabilità superficiale e la presenza di film d’acqua introducono errori. Per una misurazione affidabile:
– Uso di tessuti certificati con coefficiente di scivolosità noto (μ_tessuto) per la calibrazione
– Ripetizione della prova dopo cicli termo-umidi accelerati (50 cicli: 24h a 35°C + 95% umidità)
– Calibrazione correttiva: μ_corr = μ_metro / μ_calibrazione, per correggere effetti di umidità e microfessurazioni

| Prova | μ (condizioni asciutte) | μ (con film d’acqua) | μ corretta (F1677) | Fattore di correzione |
|——————–|————————|———————|——————–|————————|
| Calcestruzzo nuovo | 0,48 | 0,32 | 0,45 | 1,41 |
| Calcestruzzo usurato | 0,36 | 0,21 | 0,29 | 1,38 |

Questa procedura riduce l’incertezza di misura al di sotto dello 0,03, fondamentale per la segmentazione precisa.

4. Materiali e trattamenti performanti per ambienti umidi industriali

La scelta del rivestimento è critica: deve garantire micro-rugosità persistente, permeabilità < 10⁻⁴ mm/s e resistenza chimica.
Le soluzioni più efficaci includono:
– Resine epossidiche modificate con silice amarilla (dimensione 5–20 µm) e granuli di carburo di silicio, che creano rugosità controllata (Ra 15–30 µm)
– Applicazione stratificata: strato primario adesivo antiscivolo (μ_primer ~ 0,45), seguito da strato funzale con porosità aperta (permeabilità < 5×10⁻⁴ mm/s) per evitare accumulo idrico
– Trattamento superficiale con micro-abrasivi a freddo (sabbiatura controllata con granuli da 50–100 µm) per migliorare l’aderenza senza danneggiare il substrato

Esempio pratico: in un impianto alimentare regolarmente bagnato, l’applicazione combinata ha ridotto μ da 0,36 a 0,58 su superfici rinnovate, con prova pendolo EN 14175 (manichino dinamico) che conferma il miglioramento.

5. Errori comuni e soluzioni esperte nell’ottimizzazione termica

– **Errore:** segmentazione basata solo su temperatura superficiale, ignorando gradienti interni.
*Soluzione:* integrazione DTS con anal

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